sabato 2 gennaio 2010

Buon Compleanno Isaac Asimov (02/01/1920)


«Qualcuno disse che Hari Seldon lasciò questa vita proprio come l'aveva vissuta, perché morì con il futuro che aveva creato completamente schiuso di fronte a sé...»


da Fondazione anno zero, traduzione di Gianni Montanari


Le tre leggi della robotica


Prima Legge:
Un robot non può recare danno agli esseri Umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri Umani ricevano danno.

Seconda Legge:
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri Umani, a meno che ciò non contrasti con la Prima Legge.

Terza Legge:
Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che ciò non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.

Legge zero:
Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, l'umanità riceva danno.


[formulata da R. Daneel Olivaw e da R.Giskard Reventlov e applicata per la prima volta da quest'ultimo - primo robot mentalico - al termine del romanzo "I robot e l'Impero". Ne deriva una coerente modifica della Prima legge: "Un robot non può recare danno agli esseri Umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri Umani ricevano danno, a meno che ciò non contrasti con la legge zero"]

«Due minuti prima di scomparire dal mondo che conosceva, Joseph Schwartz passeggiava per le piacevoli strade dei sobborghi di Chicago recitando dei versi di Browning.
In un certo senso era strano, perché Schwartz sarebbe difficilmente passato, agli occhi della gente, per il tipo che recita i classici a memoria. Sembrava esattamente quello che era: un sarto in pensione privo di ciò che oggi si definisce, con linguaggio sofisticato, un'"educazione formale", ma che aveva soddisfatto la naturale curiosità del suo carattere con abbondanti letture a caso. Grazie a un'indiscriminata voracità si era dato una verniciata in tutti i settori dello scibile, e aiutato da una memoria fuori dal comune era riuscito a tenere in testa tutto quanto.»

Paria dei cieli, traduzione di Giuseppe Lippi

Nota:

Come scrivere oltre 500 volumi e non sentirli per parafrasare proprio uno degli scritti asimoviani, rappresenta il senso e il rispetto che della scrittura e della scienza ebbe questo autore di fantascienza e divulgatore scientifico di origine russa. Impossibile stare ad elencare la sterminata produzione che spazia dai celebri cicli fantascientifici, Fondazione in primis, fino al mistery coi deliziosi racconti dei Vedovi Neri. Un noto critico italiano amava dire che si può cominciare a leggere fantascienza partendo da Ray Bradbury o da Isaac Asimov, come una sorta di scelta aprioristica su cui basare la propria chiave di lettura: letteraria o umanista nel primo caso, tecnologica nel secondo. In realtà Asimov, pur non raggiungendo le alte vette letterarie di altri autori che dalla fantascienza avevano cominciato come Kurt Vonnegut e James Ballard, riuscì in maniera elegante e con l’attendibilità scientifica propria dello studioso a inserire tematiche sociologiche (Notturno è considerata l’opera che inaugura la social science fiction) nell’hard science fiction. Fervente sostenitore del Partito Democratico supportò molte battaglie civili del suo tempo.


«La mia è una famiglia di immigranti che da un piccolo villaggio in Russia si trasferì a New York negli anni venti. Abitavamo a Brooklyn e i miei genitori gestivano un modesto emporio nel quale ho spesso lavorato durante l’infanzia. Mio padre pensava che il genere di pubblicazioni vendute, per lo più stampa popolare, fossero “spazzatura” e così non mi permetteva di leggerle. Ma tra tutte la fantascienza faceva eccezione. Mio padre, vede non parlava o leggeva molto bene l’inglese per cui sono sicuro che per lui la “fantascienza” avesse qualcosa a che vedere con la scienza e che dunque potesse essere una buona lettura per me.
Così a nove anni cominciai a leggere fantascienza e successivamente ne diventai così appassionato che raggiunti i diciassette anni cominciai a scriverne per conto mio. I miei primi lavori furono respinti dagli editori ma, dopo parecchi mesi di tentativi riuscii a vendere i miei primi racconti.
Non mi immaginavo che uno potesse guadagnarsi da vivere scrivendo fantascienza, perciò nel frattempo finii le scuole superiori, mi iscrissi all’università alla facoltà di biochimica e così alla fine diventai anche un vero scienziato.
Mi sono anche sposato, ho avuto due figli, ho fatto il servizio militare e tutto senza mai smettere di scrivere fantascienza.»

Tratto da www.isaacasimov.it - (Isaac Asimov, Scienza, Tecnologia… e Spazio! (Pat Stone, da “Mother Earth News” n.65 sett/ott 1980) Liberamente tradotto ed adattato da Andrea Ghilardi su permesso dell’editore – luglio 2006)

(rrb)

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