mercoledì 28 ottobre 2009

Buon Compleanno Jean Marie Guyau (28/10/1854)


«Se ci viene chiesto che cosa significa accrescere l’intensità della vita, risponderemo che significa accrescere il campo dell’attività sotto tutte le sue forme (nella misura compatibile con il recupero delle forze).

Gli esseri inferiori agiscono solo in una certa direzione; poi si riposano, si lasciano andare a un’inerzia assoluta; l’essere superiore invece si riposa con la varietà dell’azione. […] Il peggiore dei vizi sarà da questo punto di vista l’inerzia. L’ideale morale sarà viceversa l’attività in tutta la varietà delle sue manifestazioni, almeno di quelle che non producono una dispersione durevole di forze.

La vita ha due facce: da un lato è nutrizione e assimilazione, dall’altro produzione e fecondità. Più essa acquisisce più è necessario che spenda. Il dispendio è l’espirazione che segue l’inspirazione.

Abbiamo più lacrime di quante ce ne servano per le nostre sofferenze, più gioie in serbo di quante ne giustifichi la nostra felicità. Bisogna andare verso gli altri, moltiplicare se stessi attraverso la comunione dei pensieri e dei sentimenti. […] Si vorrebbe squarciare con la nostra opera il velo della nostra individualità.

Il lavoro è la vera provvidenza umana: agiamo invece di pregare.»

Da Esquisse d’une morale sans obligation ni sanction


«La possibilità, la probabilità, la forza stessa di realizzazione sono nel pensiero, che è una contrazione di chances interiori e viventi.

La vita da ogni parte è avvolta dall’ignoto. Eppure io agisco, lavoro, intraprendo; e in tutti i miei atti presuppongo quell’avvenire sul quale nulla mi dà il diritto di contare. La mia attività supera ad ogni istante il momento presente, trabocca sull’avvenire. Questa incertezza, opprimendomi da ogni parte in egual misura, equivale per me ad una certezza e rende possibile la mia libertà.»

Da Irréligion de l’avenir


Nota:
Jean-Marie Guyau, filosofo francese della seconda metà del XIX secolo, indicato talora come una delle fonti di Nietzsche e Bergson, fu presto archiviato dalla storia della filosofia come l’erede spirituale di Comte e Spencer. Il suo pensiero, dominato peraltro da una concezione della vita la cui forza e originalità non sfuggirono ai contemporanei, resta ancora oggi assai poco conosciuto. Fatti entrare in blocco, quasi «a forza», nelle categorie del positivismo evoluzionistico, gli scritti di Guyau sono rimasti a lungo «lettera morta».
Un ringraziamento a Antonella Giuli, http://www.utopia.unicas.it/num3/giuli.pdf

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