giovedì 15 ottobre 2009

Buon Compleanno Italo (15/10/1923)








Comincerò dicendo che sono nato nel segno della Bilancia: perciò nel mio carattere equilibrio e squilibrio correggono a vicenda i loro eccessi.


Nota Autobiografica, 1980 <>, 10, settembre-ottobre, p. 133


Mi pare che i dati fondamentali ci siano: la fronte corrugata, che è un fatto puramente biologico-ereditario e l’espressione con cui cerco di far capire che il corrugamento della fronte non va preso sul serio. Ossia un ritratto è questo: i lineamenti di una persona più il rapporto che questa persona ha con i lineamenti.


Sul ritratto fotografico, in C. Gajani, Ritratto – identità – maschera, La nuova foglio editrice, Pollenza – Macerata. 1976


Mi domandi perché sono laconico. Per più di una ragione. Primo, per necessità, poiché scrivo in ufficio, sottoposto al febbrile ritmo della produzione industriale che governa e modella fin i nostri pensieri. Poi per elezione stilistica, cercando per quanto posso di tenere fede alla lezione dei miei classici. Poi per indole, in cui si perpetua il retaggio dei miei padri liguri, schiatta quant’altre mai sdegnosa d’effusioni. E ancora, soprattutto, per convincimento morale, poiché lo credo un buon metodo per comunicare e conoscere, migliore d’ogni espansione incontrollata e ingannevole. E pure – aggiungerei – per polemica e apostolato, perché io vorrei che tutti a questo metodo si convertissero: e quanti parlano della propria faccia o dell’”anima mia” si rendessero conto di dire cose vane e sconvenienti. Laconicamente tuo.


Lettera a Domenico Rea del 13 marzo 1954


Siamo anello di una catena che parte a scala subatomica o prega lattica: dare ai nostri gesti, ai nostri pensieri, la continuità del prima di noi e dopo di noi, è una cosa in cui credo. E vorrei che questo si raccogliesse da quell’insieme di frammenti che è la mia opera.


Situazione 1978 (colloquio con D. Del Giudice)


<Se il tempo deve finire, lo si può descrivere, istante per istante, - pensa Palomar, - e ogni istante, a descriverlo, si dilata tanto che non se ne vede più la fine>. Decide che si metterà a descrivere ogni istante della sua vita, e finché non li avrà descritti tutti non penserà più di essere morto. In quel momento muore.


Palomar, 1983

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