domenica 29 novembre 2009

Buon Compleanno Carlo Levi (29/11/1902)

«Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. … Ma chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. — Noi non siamo cristiani, — essi dicono, — Cristo si è fermato a Eboli»

da Cristo si è fermato a Eboli



Arcadia, 1924, olio su tela

«I panettieri chiamano massa la pasta, che attende di essere divisa in parti uguali e di diventare pane nel forno; i fonditori, il metallo fuso, che aspetta di essere colato nel suo stampo; i fisici, quello che in un corpo non è forma, né grandezza, né qualità, a materialità indeterminata. La massa, che per ogni individuo è un non-io, inesistente e necessario, per ogni corpo fisico la non-qualità, origine negativa di ogni qualità, è, nel campo dei rapporti umani, un non-Stato, una informità, da cui sorge per contraddizione ogni organismo statale. E’ l’indeterminata materia umana, che è una, e perciò incapace di relazioni, ma che serba in sé, nella sua inesistenza, tutte le sue possibili future relazioni. La massa è il nulla, è il sonno, è l’anarchica unità; è l’immagine negativa dello Stato. Dalla sua infinita indifferenza sorge l’uomo e sorgono gli stati; ma ogni nascita, ogni nazione è una frattura della massa, una riduzione dell’ombra, che ne costituisce l’origine e il termine […] E’ massa tutto ciò che nel popolo non ha forza, e che tende oscuramente a separarsi, a scindersi, e nascere, come persona e come stato. Massa non è quindi il popolo, e neanche la sua parte più bassa, la plebe; né è una determinata classe sociale – ma è la folla indeterminata, che cerca, con l‘angoscia del muto, di esprimersi e di esistere. […] Dove i istituiscono rapporti umani, la massa finisce, e nasce l’uomo, e lo Stato. Ma dove la massa permane col suo peso vago e il suo mortale spavento, una religione protettrice e salvatrice sostituisce all’impossibile Stato un suo simbolo divino – e fa della stessa massa, inesistente e angosciosa un idolo che la nasconde e la rappresenta. La divinità della massa e quella dello Stato coincidono: i due idoli hanno lo stesso aspetto: la totalità. Il terrore della passività assoluta e indistinta, e il terrore della libertà, generano, da parti opposte, la stessa religione: lo Stato di massa.»

da Paura della libertà


«Una grande città è fatta di strati sovrapposti e contemporanei: se scavi, altro appare: ogni definizione pare fuggire, all’infinito. Dove fermarsi, in questa fuga del tempo? Conta di più la superficie, o quello che è oscuro? La Storia o i destini individuali? I personaggi, o la gente senza nome? I personaggi li ho incontrati, li conosciamo.
Ma la gente, le vie?»

da La doppia notte dei tigli


«Non ama Carlo chi non ama il fiume:
trasparendo si dona compiaciuto
di scorrere specchiando e assimilando
diverse ad ogni istante vaghe nuvole,
gli alberi delle rive nel fiorire
della vicenda di stagioni nuove
(mentre i nodi dell’acqua si disciolgono
i gabbiani si lasciano portare
dalla corrente a valle, poi risalgono
col moto uguale delle lunghe ali
discendono planando, lievi allargano
nell’aria a freno le penne, e si posano),
i volti di chi incontra, il lento andare
delle stelle più acute della notte.»

(Danilo Dolci su Carlo Levi)



Nota:
Si laureò in medicina ma, venendo da una famiglia agiata, non esercitò mai la professione, dedicandosi totalmente alla pittura e alla politica-letteratura. Collaborò con Pietro Gobetti alla redazione de “la rivoluzione liberale” e il suo impegno antifascista gli costò un arresto e un esilio temporaneo ad Agliano, in Lucania, esperienza che lo portò a scrivere il suo capolavoro: Cristo si è fermato a Eboli. Egli fu anche un grandissimo pittore ma questo aspetto della sua personalità venne in parte offuscato in relazione alla fama che gli procurò il libro.
Alla sua morte la sua salma venne trasportata ad Agliano, secondo le sue ultime volontà.

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