venerdì 6 novembre 2009

Buon Compleanno Robert Musil (06/11/1880)


Da L’uomo senza qualità

«[...] l’abitante di un paese ha almeno nove caratteri: carattere professionale, carattere nazionale, carattere statale, carattere di classe, carattere geografico, carattere sessuale, carattere conscio, carattere inconscio, e forse anche privato, li riunisce tutti in sé, ma essi scompongono lui, ed egli non è che una piccola conca dilavata di quei rivoli, che v’entrano dentro e poi tornano a sgorgare fuori per riempire insieme ad altri ruscelletti una conca nuova. Perciò ogni abitante della terra ha ancora un decimo carattere, e questo altro non è se non la fantasia passiva degli spazi non riempiti; [...]. (cap. 8)»


Da Il compimento dell’amore, Congiungimenti

«In tale solitudine essi coglievano il segreto del loro essere due. Era un oscuro sentimento del mondo intorno a loro, che li stringeva l’uno all’altro, era un senso fantastico di freddo da tutti i lati tranne quello dove erano uniti, si scaricavano, si davano appoggio come due metà meravigliosamente coincidenti, che, combinate insieme, diminuiscono le loro superfici verso l’esterno, mentre l’interno si espande in se stesso. »


«E di colpo le venne in mente che pure lei – come tutto quanto la circondava – viveva prigioniera di se stessa, legata a un luogo, ad una data città, ad una casa, ad un appartamento, a un sentimento di se stessa, anno dopo anno ancorata a quel luogo minuscolo e allora le parve che anche la sua felicità, se appena si metteva a riflettere un attimo, poteva scomparire come quel mucchio di cose rumorose. »

«…cominciò a pensare che l’essere infedele doveva costituire un piacere sottile simile ad un cielo steso sopra la campagna, un piacere che misteriosamente conclude la vita…»

«Pensò, si traccia una linea, solo una qualche linea coerente, per ancorarsi all’esistenza muta delle cose; questa è la nostra vita; qualcosa di simile a quando si parla ininterrottamente e ci si illude che ogni parola appartenga alla precedente e stimoli la successiva nel timore di vacillare nell’attimo lacerante del silenzio senza sapere perché e di essere inghiottiti dalla quiete; ma è solo paura, solo la debolezza di fronte alla squarciante e terribile casualità di tutto ciò che accade…»

«…e ciò che veramente importa è che ogni punto della vita si inserisca senza interruzione nel successivo. »
«Ci sono cose che non si possono fare mai, non si sa perché, e sono forse le più importanti; si capisce, sono proprio le più importanti. Incombe, e lo si sa, sulla vita un’angoscia terribile, una stretta inflessibile come delle dita irrigidite. E a volte essa si scioglie come il ghiaccio nei prati; si resta pensierosi, un chiarore confuso che si diffonde in lontananza. Ma la vita, la vita ossuta, la vita già determinata si aggancia altrove noncurante, articolazione per articolazione, e restiamo inerti. »



Nota:
Scrittore, filosofo dal forte background scientifico; uno dei massimi scrittori del secolo scorso.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Musil si trovava a Berlino. L’entusiasmo collettivo per la mobilitazione e il fascino irrazionale che aveva già conquistato numerosi intellettuali alla causa della guerra travolse anche Musil che decise inoltre di presentarsi come volontario in patria.
Ben presto però Musil si sentì estraneo all’ardore del nazionalismo, anche a quello più aristocratico esaltato da Thomas Mann, verso il quale provava una sottile antipatia.
Musil aveva maturato dentro di sé la convinzione che la guerra aveva si provocato il crollo delle ideologie, ma non aveva modificato in nulla l’esistenza umana. Anche le correnti di pensiero, l’Empirismo e l’Idealismo, che fino a quel momento avevano dominato la storia moderna, avevano fallito. La prima era sfociata nel capitalismo, la seconda nella disgregazione dell’individuo. La sintesi di queste riflessioni, finita la guerra, le raccolse nel saggio “Europa derelitta” pubblicato nel 1922.

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