venerdì 13 novembre 2009

Buon Compleanno Robert Louis Stevenson (13/11/1850)


«In verità il mio peggior difetto era una certa irrequieta gaiezza di temperamento che può aver fatto la felicità degli altri, ma che in me stentava a conciliarsi con il desiderio categorico di andare a testa alta e di esibire agli occhi della gente una autorevolezza inusitata. Di qui ebbe origine l’abitudine a celare i miei piaceri, tanto è vero che quando raggiunsi l’età della riflessione, e cominciai a guardarmi intorno per fare un inventario dei miei progressi e della mia posizione nel mondo, mi ritrovai già coinvolto in una radicata doppiezza esistenziale.»

Da Lo strano caso del dottor Jekyll e del Signor Hyde


«A un tratto egli…intendo dire il capitano…cominciò a canticchiare la sua solita canzone:

Quindici uomini sulla cassa del morto
Yo-ho-ho e una pinta di rum
Bevvero e il diavolo fece il resto
Yo-ho-ho e una pinta di rum.


Sulle prime avevo supposto che la “cassa del morto” fosse proprio il baule che aveva nella sua camera, e questo pensiero si era insinuato nei miei incubi fondendosi con l’ossessione del marinaio con una gamba sola…»


«Nemmeno se mi legassero e mi facessero trascinare da buoi, riuscirebbero a riportarmi in quella maledetta isola.»

Da L’isola del tesoro



Nota:
«Chi si avvicina a Stevenson sa, e se non lo sa se ne accorge presto, che è stato un grande scrittore, uno degli stilisti più versatili della letteratura inglese, certo non uno scrittore “per ragazzi”; ma se ne dimentica affidandosi alla corrente dell’avventura, al suono, al ritmo, agli odori della vita aperta.»
Domenico Scarpa, da prefazione a L’isola del tesoro

Raggiunto un certo benessere economico, nel 1888 partì per una lunga crociera nel Pacifico. Si stabilì nel 1891 nelle isole Samoa, facendovi una vita tranquilla, lavorando fino alla morte, circondato dall'amore e dal rispetto degli indigeni che difese più volte dalle prepotenze dei bianchi.

«Stevenson è uno scrittore che giustifica insieme vita e letteratura, perché sa che sono due cose incommensurabili, ciascuna a suo modo necessaria e inutile, ciascuna a suo modo orribile e bella.»
Domenico Scarpa, da prefazione a L’isola del tesoro

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