lunedì 30 novembre 2009

Buon Compleanno Ippolito Nievo (30/11/1831)


«I soldati sono tante
Macchiette senza testa,
che al vociar del comandante
cambian viso, moto e pesta,
che in deposito ai forieri
dan le paghe ed i pensieri.

I soldati son composti
Di salsiccie e di pagnotte,
educati agli usi opposti
di camosci e di marmotte:
se il nemico non li scuoia
essi vivono di noia.

I soldati sempre addosso
Hanno i cani e le puttane:
queste spolpan fino all’osso,
rodon quei ciò che rimane:
il mestiere del soldato
è un martirio malpagato.

Oh, lo so che il fine è santo,
che la imbatte di qualche anno!
Ma, se stupidi frattanto
Si diventa, chi n’ha il danno?
Raccomando l’alma mia
A Giuseppe e a Maria.»

Esame di coscienza, Da Gli Amori Garibaldini. Taccuino.


« “Studiar il valore degli uomini e delle cose!... – pensava il giovane romito, vedendo fisarsi in lui dai profondi scaffali l’occhio vitreo e miscredente dei morti scrittori – converrebbe aver tra mano le anime non i libri!... pure anche il notomista cerca nei cadaveri la scienza della vita, e cosa sono i libri se non le reliquie degli spiriti?...” »

Da Il barone di Nicastro, I


«M’andarono svaporando dal capo i fumi della poesia; cominciai a sentir il peso de’ trent’anni che già stavano per piombarmi addosso, ed a fermarmi volentieri a tavola ed a dividere l’amore che sta nell’anima da quello che solletica il corpo. (…). Per me chi perde la gioventù della mente non può che scadere dallo stato umano a qualche altra più bassa condizione animalesca. La parte di ragione che ci differenzia dai bruti non è quella che calcola il proprio utile e procaccia i commodi e fugge la fatica, ma l’altra che appoggia i propri giudizi alle belle fantasie e alle grandi speranze dell’anima.
Anche il cane sa scegliere il miglior boccone, e scavarsi il letto nella paglia prima di accovacciarvisi; se questa è ragione, date dunque ai cani la patente di uomini di proposito.»


«Napoleone capitò a Milano e si pose in capo la Corona Ferrea dicendo: Dio me l’ha data, guaj a chi la tocca! – Io mi assettai povero privato nelle antiche cameruccie di Porta Romana dicendo a mia volta: Dio mi ha dato una coscienza, nessuno la comprerà! – Ora i nemici DI Napoleone trovarono ardimento e forza bastante a toccare e togliergli del capo quella fatale corona; ma né la California né l’Australia scavarono finora oro bastante per pagare la mia coscienza. – In quella circostanza io fui il più vero e il più forte. »

Da Confessioni di un italiano, XVIII


Nota:
Nella sua breve vita visse intense esperienze intellettuali, politiche e militari, con un’energica volontà di presenza nella vita pubblica. Nel corso degli anni Cinquanta i suoi molteplici scritti mostrano la ricerca di un modello positivo di comportamento morale e politico, e insieme un rifiuto nettissimo del Romanticismo languido e sentimentale che riscuoteva ancora grande successo.
Ma questa energica vitalità sembra nascondere il suo io più profondo, come a far tacere un malessere sotterraneo, una pericolosa indifferenza, un difficile rapporto con la realtà.
(Giulio Ferroni)

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