venerdì 25 dicembre 2009

Buon Compleanno Carlos Castaneda (25/12/1925)


«Il sistema cognitivo dell'uomo occidentale ci costringe a fare affidamento su idee preconcette. Noi basiamo i nostri giudizi su qualcosa che è sempre "a priori", per esempio l'idea di ciò che è "ortodosso". Che cosa è l'antropologia ortodossa? Quella insegnata nelle sale di conferenza universitarie? Qual è il comportamento di uno sciamano? Mettersi piume sulla testa e ballare per gli spiriti?
Sono trent’anni che la gente accusa Carlos Castaneda di aver creato un personaggio letterario solo perché ciò che riporto non concorda con gli "a priori" antropologici, le idee stabilite nelle aule o sul campo di lavoro antropologico. In ogni caso ciò che don Juan mi presentò può applicarsi solo ad una situazione che richiede azione totale, in queste circostanze, avviene molto poco o quasi nulla di preconcetto.
Non sono mai riuscito a trarre delle conclusioni circa lo sciamanismo perché per farlo bisogna essere membri attivi nel mondo degli sciamani. Per uno scienziato sociale, diciamo per esempio un sociologo, è molto semplice arrivare a conclusioni sociologiche riguardo qualsiasi soggetto relazionato con il mondo occidentale, perché il sociologo è un membro attivo del mondo occidentale. Ma come può un antropologo, che passa al massimo due anni studiando altre culture, arrivare a conclusioni sicure a quel riguardo? Ci vuole una vita per poter acquisire l'appartenenza ad un mondo culturale. Io ho lavorato per più di trent'anni nel mondo cognitivo degli sciamani dell'antico Messico e, sinceramente, non credo che ciò mi permetterebbe di trarre delle conclusioni o addirittura di proporle.
Ho discusso di questo con persone di diverse discipline e loro sembrano capire ed essere d'accordo con le premesse che sto presentando. Ma poi si girano e dimenticano ogni cosa sulla quale avevano convenuto e continuano a sostenere principi accademici "ortodossi", senza preoccuparsi della possibilità di un errore assurdo nelle loro conclusioni. Il nostro sistema cognitivo sembra essere impenetrabile.»



«Il mio lavoro consiste in un rapporto fenomenologico sul mondo cognitivo al quale don Juan Matus mi introdusse. Dal punto di vista della fenomenologia come metodo filosofico, è impossibile fare asserzioni che siano relazionate al fenomeno in esame. Il mondo di don Juan è così vasto, così misterioso e contraddittorio, che non si presta ad un esercizio di esposizione lineare; il massimo che si può fare è descriverlo, e anche solo questo è uno sforzo supremo.»



Tratto da Navigando Nell'Ignoto: Un'Intervista con Carlos Castaneda per la rivista Uno Mismo, Cile ed Argentina, Febbraio 1997 di Daniel Trujillo Rivas



Nota:
«Nel 1960 Carlos Castaneda, uno studente di antropologia, visita il territorio di confine tra l’Arizona e il deserto di Sonora in cerca di informazioni dagli indiani del luogo a proposito del pejotl e di altre sostanze psicotrope.

In una stazione d’autobus della Greyhound, Carlos incontra un vecchio indiano Jaqui di nome Juan Matus. Quest’uomo, scambiato dapprima per un innocuo vecchietto e che si rivela poi essere un potente sciamano tolteco, cambierà definitivamente la sua vita. (Il termine tolteco viene qui usato non nella sua accezione etnologica, ma in quella originale di “studioso”, “artista”, o “uomo di conoscenza”).

A Carlos sembra inizialmente di essere venuto in contatto con l’opportunità di ampliare le sue vedute, ma Juan Matus, che legge come un segno dello spirito il “fatale” incontro, riconosce subito nel suo interlocutore il discepolo eletto, che le stesse forze dell’universo gli hanno condotto di fronte.

Inizialmente, Castaneda si adatta ad accettare il ruolo di apprendista stregone al solo scopo di ottenere le informazioni desiderate. Don Juan invece compie ogni sforzo in suo potere per rompere i limiti della percezione del suo allievo al fine di metterlo nella posizione di poter vedere il mondo così come questo è veramente.»

Tratto da CARLOS CASTANEDA INCONTRA IL NAGUAL (www.carloscastaneda.it)

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