martedì 22 dicembre 2009

Buon Compleanno Filippo Tommaso Marinetti (22/12/1876)


«Due ore dopo vi entriamo con venti autocarri rigurgitanti di arditi fez neri. Impetuoso scamiciamento, fucili anditi da braccia pazze, bocche squarciate dal canto, lazzi feroci di gioia barbarica nel polverone incandescente, fiocchi neri al vento, bandiere nere che spazzano gli alberi sotto il sole che pomposamente si spacca in cannonate arroventando l’aria. Beviamo nella corsa un simun africano saporito di allegria infantile. La polvere calda sulle labbra è lo zucchero della vittoria. Rimbalzano in aria i cuori nostri gareggiando in splendore, furore e rotondità trionfali con le nuvole tronfie e ricche d’oro che vorrebbero certo metallizzarsi per combattere anch’esse e schiacciare il nemico. Belle nuvole di Vittorio Veneto, gonfiate da tutti gli aliti italiani dove eravate, donde venute? Vi lodo di aver perduto nel vento le belle curve flessuose femminili per assumere soltanto le forme aggressive impennate e gli spigoli infilzanti!»

«Questa nuvola a destra soffia getti di lava d’oro fra i suoi mille baffi accecanti, il suo irto pelame variegato e la sua coda altissima di tigre d’argento. Altre nuvole come spazzole di bragia rigovernano accanitamente quel nuvolone-cavallo dalle troppe zampe correnti come i primi cavalli dinamici dei pittori futuristi. Un’altra nuvoletta agile di nickel fila, fila verso il mare come una torpediniera grondante di liquido azzurro per raggiungere forse la squadra italiana. Sul mare, sul mare, certo, anche sul mare, ora l’Italia vince. Ma sulla testa un’altra bella nuvola di vittoria. Mi sporgo fuori dalla blindata per ammirarla. E’ un cerchio, un grande cerchio d’oro massiccio dipinto di rozzi pomi vermigli. Degna corona del vincitore Caviglia che, scopati i vecchi piani strategici, seppe mediante le sue spie volanti in aeroplano sui notturni accampamenti, scoprire il punto debole del nemico e colpirlo nell’immenso scacchiere, mortalmente. L’esercito Austriaco ferito nella saldatura delle due sue armate del Grappa e del Piave, cade a pezzi. Pezzi potenti, armatissimi, ancora disciplinati, che cercano di sfuggire agli inevitabili accerchiamenti.»

L’alcòva d’acciaio – romanzo vissuto


«Che fetida atmosfera! E' il tuo alito,
o vecchia asmatica foca, poiché respiri
con grande stento fuori dall'acqua suppurante!
O Papa, carceriere della terra,
o sorcio mostruoso delle fogne del cuore,
vecchio scarafaggio nutrito d'immondizie,
pistillo osceno nella corolla d'una veste talare,
battaglio di campana funerea!
Tu respiri a stento,
congestionato per aver mangiato tutto il divino del mondo,
tutto l'allettevole azzurro delle anime!
Monopolizzatore dell'ideale umano, io denuncio,
il trust infame che hai fatto
di tutte le energie terrestri!

Ma a che serve moltiplicare le immagini schifose
e le definizioni sinistre?
Foca! Tu sei una foca, ma non ammaestrata
nè divertente! E non sapresti
intrattenere una platea giocando alla palla
con la tua tiara costellata,
Sei piuttosto un topaccio di fogna....
No!... No!... rinuncio volentieri al mio genio creatore,
e preferisco finalmente plagiare, come non feci mai!
Ti riappiccico in faccia,
l'immagine universale, rimasticata
da tutti gli oratori anticlericali:
Tu sei per loro il corvo dei corvi della Terra,
cimitero ruzzolante!...»

L'Aeroplano del Papa - Romanzo profetico in versi liberi


Nota:
Davvero difficile e oltremodo ingiurioso sarebbe cercare di racchiudere in un post commemorativo e di invito alla lettura le contraddizioni, la visionarietà, le convinzioni politiche, la turbinante attività in guerra, la tormentata esistenza (tra cui il rapporto complesso con Gabriele D’Annunzio) di un uomo che ancora oggi, e forse più di ieri, viene considerato artista di profilo elevatissimo, eclettico e rivoluzionario. Nell’anno del centenario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti resta sempre più una figura di riferimento per la cultura italiana ed europea.
«A Marinetti non può essere addebitata la strumentalizzazione delle sue istanze sovversive operata dal fascismo. Anche perché il fascismo sarebbe nato senza il futurismo, come senza il dannunzianesimo. A generarlo furono gli sconvolgimenti seguiti alla guerra, a permettergli di affermarsi furono gli errori della classe dirigente liberale e l’abilità politica di Mussolini.

In politica Marinetti fu sostanzialmente anarchico. Il padre del futurismo fu deluso per non essere riuscito a trasmettere al fascismo la pregiudiziale antimonarchica e quella anticlericale, che riteneva necessarie per la libertà della nazione.

I pregiudizi e le letture ideologiche sono rimaste fuori dalla porta e forse ha ragione Guerri quando sostiene che se Marinetti, dopo il suo rapporto conflittuale con il fascismo, avesse avuto l’astuzia o la disponibilità a cambiare bandiera, la sua fama postuma ne avrebbe guadagnato in modo incommensurabile. Il fascista fedele a Mussolini fino alla fine, che oggi si condanna , si sarebbe trasformato in uno dei numerosi "redenti" folgorati dall’antifascismo dell’ultimo momento. La sua vita incendiaria, nonostante tutto, ha fatto entrare l’Italia nella modernità.»


Nicola Vacca, commentando lo studio di Giordano Bruno Guerri, Filippo Tommaso Marinetti. Invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario

(rrb)

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