lunedì 14 dicembre 2009

Buon Compleanno Paul Éluard (14/12/1895)




«Il poeta è sempre un “resistente”, egli è colui che resiste a quel che non vuole fare, sia che il padre gli voglia imporre un mestiere o la Classe dirigente un contenuto a lui estraneo. Beninteso, il poeta non fa quel che vuole, ma quello che può. È determinato da tutte le circostanze. Ma è al tempo stesso, appunto per questo, l'uomo più libero e l'uomo meno libero. E veramente non esiste poesia che non sia di circostanza. In questo senso non c'è differenza fra la mia opera poetica precedente a quella della “resistenza” e quest’ultima.»



«Non esiste Arte Popolare nel mondo borghese. E non può esistere finché esista una Classe di padroni. La poesia, è vero, precede. Ma questo non vuol dire che si debba negare la tristezza, la tragedia e la melanconia ai poeti. L'attitudine amara e disperata del poeta ha origine dal fatto che gli uomini non lo seguono nel suo sforzo verso una realtà migliore. Egli ha tristemente coscienza di parlare per troppo pochi uomini, e giunge fino a compiacersi della propria disperazione. Allora egli è solo l'immagine sublime della miseria del suo tempo...»



«La rivolta sta alla Rivoluzione come il sentimento iniziale sta a quella “raison ardente” di cui parlò Apollinaire, che è la sola ragion ragionante e insieme la sola poesia. Il sentimento (come la rivolta) è un primo momento, assurdo e sublime. Bisogna ripeterlo a quanti, oggi, parlano di rivolta. Il sentimento da solo non si fa carne: e la poesia è rivoluzione, non rivolta; è logica. Essa ha per scopo la verità pratica. Per questo io difendo il diritto dei poeti a contraddirsi. Non si parli qui di diritto all'errore. Il solo errore valido è quello che avviene in presenza e in coscienza della verità. Per questo il diritto della contraddizione è necessario all'esercizio della logica dialettica.»

Da un'intervista a cura di Franco Fortini


Nota

Paul Grindel (sarà Éluard solo dal 1916 in poi) partecipa alle più importanti avanguardie di primo Novecento assistendo al canto del cigno del movimento dadaista e inserendosi nel nascente surrealismo, di cui diventerà uno dei massimi cantori. Collabora, tra gli altri, con André Breton, scriveranno assieme lo splendido L'immacolata concezione, con Max Ernst che illustrerà Au défaut du silence e con Giorgio De Chirico che realizzerà il frontespizio di Défense de Savoir. Particolare oggetto di attenzione sarà il suo rapporto con la realtà politica del movimento surrealista, che da sempre su posizioni marxiste uscirà dall'ombra sovietica nel 1936 all'inizio dei processi farsa di Mosca (il cosiddetto “processo dei sedici”). La profonda amicizia di André Breton con Lev Trotsky testimonierà le affinità tra il movimento artistico e l’opposizione allo stalinismo che in Unione Sovietica e nel mondo prendeva piede sotto la bandiera del trotzkismo. Éluard non sottoscriverà il manifesto di protesta surrealista per l'inizio dei processi farsa di Mosca ma rientrerà nel 1942 nel Partito Comunista dove darà il suo contributo nella lotta clandestina. Della sua poesia consigliò di apprezzarla come si legge il giornale, come “notizie dal mondo”, riportando i giudizi che della sua opera avevano dato Aragon e Paulhan.

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