venerdì 4 dicembre 2009

Buon Compleanno Rainer Maria Rilke (04/11/1875)


«Intendo così: ci si dovrebbe sforzare a vedere subito in ogni potenza che vanti un diritto sopra di noi, l’intera potenza, la potenza in assoluto, la potenza di Dio. Ci si dovrebbe dire che ne esiste una sola, e intendere quella minore, quella falsa, quella manchevole così come fosse lei che con diritto ci afferra. Non diventerebbe innocua in questa maniera? Se in ogni potenza, anche maligna e cattiva, si vedesse sempre la Potenza stessa, intendo ciò che infine ha ragione d’essere potente, non si supererebbe allora, incolumi per così dire, anche l’ingiustificato e l’arbitrario?»

Da Lettere a un giovane poeta

«Gi amanti potrebbero, se lo capissero, nell’aria della notte
meravigliosamente parlare. Poiché sembra che tutto
ci nasconda. Guarda gli alberi sono; le case,
che abitiamo perdurano. Soltanto noi da tutto
passiamo, come un’aria che cambia.
E tutto congiura a tacere di noi, in parte come
Vergogna, o forse come speranza indicibile.»

Da Elegie Duinesi

«Esiste davvero il tempo, il distruttore?
Quando, sul monte immobile, spezzerà il castello?
E questo cuore, che appartiene infinitamente al dio,
quando lo violenterà il demiurgo?»

Da Sonetti a Orfeo


Nota:
L’incontro con Tolstoj fu un passaggio essenziale nella vita spirituale del maggiore poeta tedesco dell’età moderna. Nei dialoghi col vecchio maestro russo Rilke ripenserà in qualche modo la sua profonda adesione al cattolicesimo intravedendo la sfumatura panteistica di dio.

«Rilke andava a Jasnaja Poljana da Tolstoj, si scriveva col padre di Pasternak, un’estate fu ospite del poeta contadino Drožžin a Zavidovo presso Klin, regalò al padre di Pasternak le sue prime raccolte con dediche, il giovane Pasternak le leggerà più tardi e lo colpirono come lo aveva colpito Blok, per lui poeta della città, di Pietroburgo. Per lui Rilke era "l'altro grande lirico del secolo"».

da L'arte della fuga di Angelo Maria Ripellino

«Questa paura di un futuro del quale egli non avrebbe avuto a lungo il controllo prese il sopravvento nella sua mente. Da tempo era solo nominalmente cattolico, e si impaurì che questa scelta interferisse col suo stato mentale, e così esplicitamente proibì gli ultimi riti […] Il poeta affermò la sua mortalità anche se la sua preoccupazione per l’immortalità è stata di molto maggiore. Ha specificato il cimitero di Raron come sua ultima dimora e anche il materiale della sua lapide».

Da Life of a poet: Rainer Maria Rilke di Ralph Freedman (traduzione a cura di Asterischi)

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