domenica 6 dicembre 2009

Buon Compleanno Joumana Haddad (6/12/1970)




«.. Io mi faccio l'amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.»


«Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.»

Da Il ritorno di Lilith


«Due anni fa avevo voglia di iniziare un progetto editoriale sulla cultura ma anche su qualcosa che mi appassionava, perché senza passione sono vuota. Siccome il corpo è l'universo dentro il quale si muove la mia lingua poetica, ho fatto una rivista sui linguaggi e sulla letteratura del corpo. Ma c'è anche un'altra ragione che si riconduce a una mia frustrazione. La lingua araba è stata castrata di una cosa importante, del suo vocabolario del corpo e dell'erotismo. Questo è un processo contemporaneo. La tradizione letteraria araba vanta molte opere che trattano il tema dell'erotismo. Per cui avevo voglia di vendetta, perché qualcuno ha maltrattato la mia lingua privandola di termini, di vocaboli e di temi che rientrano nella sfera della sessualità e in quella dell'erotismo. Il mio paese vive una schizofrenia sul corpo. La gente dice certe cose solo in privato. Anche alcune donne che collaboravano al progetto non erano convintissime perché non avevano le palle di scrivere certe cose. Ed io non ho permesso a loro di firmarsi con degli pseudonimi. Tutto questo ha generato la mia rabbia. E' ora di chiamare le cose con i loro nomi. Sono stanca delle metafore, della comunicazione non diretta. »

Da un’intervista a Il sole 24 ore, Martino Pillitteri, 30 giugno 2009


«Donna

Nessuno può immaginare

Quel che dico quando me ne sto in silenzio

Chi vedo quando chiudo gli occhi

Come vengo sospinta quando vengo sospinta

Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

Nessuno , nessuno sa

Quando ho fame quando parto

Quando cammino e quando mi perdo,

nessuno sa che per me andare è ritornare, e ritornare è indietreggiare

che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera

e quel che seguirà è una tempesta.

Credono di sapere

Ed io glielo lascio credere

E creo.»

Da Non ho peccato abbastanza, trad. Valentina Colombo, Mondadori


Nota:
«Fare conoscenza con la poesia e la scrittura di Joumana Haddad, libanese, oggi considerata una delle più importanti autrici arabe contemporanee, significa fare i conti con parole scomode e a volte crudeli, ma avvolgenti, vibranti ; parole dai significati e dalle forme capaci di essere sempre là dove il lettore meno si aspetta che siano, impreviste e imprevedibili, taglienti, decisive, graffianti, ma anche sensuali, calde, avvolgenti.
Leggere i suoi versi, in arabo, come in francese, in inglese, o in italiano, lingue in cui pure compone, è accettare di fare i conti con lo stupore del dolore e con la spudoratezza del piacere, con la strozzatura della disperazione e con il respiro della speranza. Per lei poesia è sinonimo di passione, di rischio, di conoscenza e di intenso erotismo.»

Lello Voce, L’Unità, 2008

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