sabato 19 dicembre 2009

Buon Compleanno Edith Piaf (19/12/1915)





Edith Artista di strada

«Trascinati dalla folla
che ci trasporta,
ci trattiene,
ci allontana l’uno dall’altro.
Lotto e combatto,
ma il suono della tua voce
si confonde tra le risa degli altri
e, disperata,
urlo di furore
e di rabbia
e piango.
E trascinata dalla gente
Che si butta e danza,
una folla ballerina,
che mi trascina lontano.
E stringo i pugni
Maledicendo la folla
Che mi ruba l’uomo
Che mi aveva dato
E che non ho più ritrovato.»

Da la foule

Edith e l’amore

«se un giorno la vita
Ti staccherà da me,
se tu morirai,
se sarai lontano da me,
non importa se mi amerai da lassù,
perché morirei lo stesso.
Avremo l’eternità
Nel blu dell’immenso,
nel cielo alcun problema,
amore mio, ci amiamo?
Dio riunisce coloro che si amano.»

Da Hymne à l’amour


Edith e la rassegnazione

«Niente di niente, no,
non rimpiango niente.
Né il bene, né il male
Che mi hanno fatto.
Per me, fa lo stesso.
No, niente di niente,
non rimpiango niente.
Ho pagato,
tutto è passato,
dimenticato,
me ne frego del passato.
Ho bruciato i miei ricordi.
I miei dispiaceri,
i miei piaceri,
non ne ho più bisogno.
Spazzati gli amori
e le loro emozioni,
spazzati per sempre,
ricomincio da zero.»

Da Non, je ne regrette rien

Traduzione a cura di Asterischi (mc)

Nota:
Pseudonimo di Edith Giovanna Gassion,Edith Piaf è una delle voci più note del dopoguerra francese. Chanteuse réaliste, come fu spesso definita dalla critica, veniva anche soprannominata passerotto, per la voce soave e nitida (da qui “Piaf” che nell’argot francese significa appunto passerotto).
Abbandonata sin da piccola dalla madre, cantante di strada alcolizzata, Edith accompagna il padre, acrobata da circo, durante le sue esibizioni. Ed è proprio in strada che Edith, cantando l’inno francese, si esibisce per la prima volta. Da qui il soprannome “La Môme”, dal francese “marmocchio” che in seguito le verrà dato per sottolineare l’appartenenza di Edith al ceto basso della popolazione parigina e la sua fama di artista di strada.
La vita di Edith è segnata da eventi negativi: L’allontanamento dalla madre, l’infanzia trascorsa con la nonna paterna, proprietaria di un bordello, la perdita della figlia all’età di due anni, la morte di Marcel Cerdan in un incidente aereo, saranno determinanti per la salute di Edith e per il successo della stessa cantante. Dopo la morte di Marcel, suo unico amore, la cantante inizia a far uso di droghe, peggiorando il suo stato di salute e il suo aspetto fisico. Nei suoi ultimi concerti, ormai logorata dall’alcol, esibiva un fisico quasi del tutto devastato: pochi capelli, mani ricurve, corpo esile. Solo la voce, inalterata come sempre, sembrava darle la forza di andare avanti.
I suoi testi cantano l’amore perduto, la forza di una donna che continua a lottare, nonostante i ripetuti tentativi di suicidio, nonostante la perdita delle persone più care. Un’artista che attinge dalla sua vita ogni forma di ispirazione, una donna che spera e non rimpiange. Due canzoni, in particolare, riflettono gli eventi più significativi della vita di Edith: Hymne à l’amour (“Dio riunisce coloro che si amano”) che scrive dopo la scomparsa di Marcel e Non, je ne regrette rien, una delle sue ultime canzoni, simbolo della forza di una donna che lotta e che “se ne frega del passato”.

(mc)

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