domenica 20 dicembre 2009

Buon Compleanno Edwin Abbott Abbott (20/12/1838)


«Chiamo il nostro mondo Flatlandia, non perché sia così che lo chiamiamo noi, ma per renderne più chiara la natura a Voi, o Lettori beati, che avete la fortuna di abitare nello Spazio.
Immaginate un vasto foglio di carta su cui delle Linee Rette, dei Triangoli, dei Quadrati, dei Pentagoni, degli Esagoni e altre Figure geometriche, invece di restar ferme al lor posto, si muovano qua e là, liberamente, sulla superficie o dentro di essa, ma senza potersi sollevare e senza potervisi immergere, come delle ombre, insomma – consistenti, però, e dai contorni luminosi. Così facendo avrete un'idea abbastanza corretta del mio paese e dei miei compatrioti. Ahimè, ancora qualche anno fa avrei detto: "del mio universo", ma ora la mia mente si è aperta a una più alta visione delle cose.»

«Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne ha esperirenza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un'idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici.»


«Sbigottito alla vista dei misteri della terra così rivelati al mio occhio, dissi al mio compagno: “Guarda, sono diventato come un Dio:. Perché i saggi al nostro paese dicono che la visione di tutte le cose o, come essi si esprimono, l' onniveggenza, è attribuito a Dio solo”. C'era un po' di scherno nella voce del mio Maestro quando rispose: “Davvero? Allora anche i borsaioli e gli assassini del mio paese dovrebbero essere venerati come Dèi dai vostri saggi: perché non ce n'è uno che non veda quel che tu vedi. Ma dài retta a me, i vostri saggi si sbagliano”.»

Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni, traduzione di Masolino D’Amico


Nota:
Edwin Abbott Abbott è stato poco conosciuto nella sua epoca come autore di Flatland, l’opera che l’ha invece consacrato alla modernità. In vita è stato principalmente conosciuto per il suo ruolo di pedagogo, infatti fu Rettore, tra gli altri, della City London of School, dove istituì l’insegnamento obbligatorio della chimica e ripristinò la pronuncia classica del latino. Nell’ultima parte della sua esistenza si dedicò a pubblicazioni di scritti di vario genere tra cui diverse opere teologiche. Flatlandia costituisce ad oggi una delle sue intuizioni più brillanti, dove sviluppa geometricamente la struttura della società del suo tempo attraverso il rigido sistema bidimensionale. Il romanzo infatti si chiude con la speranza di un ricerca senza limiti, come una sorta di anelito di conoscenza che si perde nelle n dimensioni dell’universo.

(rrb)

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