mercoledì 16 dicembre 2009

Buon Compleanno Philip K. Dick (16/12/1928)


«Ricordo che ero un adolescente e andavo da uno psichiatra e gli dissi che avevo incominciato a domandarmi se il nostro sistema di valori fosse vero in senso assoluto. E lui mi disse: “Questo è un sintomo della tua nevrosi, il fatto che dubiti di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato”. Poi presi una copia della rivista scientifica inglese Nature. E lì c’era un articolo in cui si diceva che in pratica tutti i nostri valori derivano essenzialmente dalla Bibbia, e non si possono verificare empiricamente, ricadendo perciò nella categoria di ciò che non si può dimostrare né provare. Glielo feci vedere e lui si arrabbiò molto: “Considero queste cose nient’altro che merda pura. Merda pura”. E io lì, un teenager anni Quaranta, e lui lì, uno psichiatra. Voglio dire, il suo cervello era morto, per quanto ne capivo.»


Sutin Lawrence, Divine invasioni: la vita di Philip K. Dick


«Joe la interruppe e disse: “Lo sai quello che ha fatto, no? Ha preso il meglio dal nazismo, la parte socialista e i vantaggi economici che abbiamo ricavato attraverso Speer, e a chi ne ha attribuito il merito? Al New Deal. E ha lasciato il peggio, le SS, lo sterminio e la segregazione razziale. È un’utopia! Tu credi che se gli Alleati avessero vinto, il New Deal sarebbe riuscito a rianimare l’economia e ad apportare quei miglioramenti di tipo socialista, come dice lui? Cavolo, no; lui parla di una forma di sindacalismo statale, di uno stato corporativo, simile a quello che c’era da noi sotto il Duce. Lui dice, voi avreste avuto tutto il meglio e niente di…”»


La svastica sul sole

«Potrei affermare che tutti noi siamo criminali de facto. Perché questo governo è basato su una mistificazione. E su una mistificazione di prim’ordine… voi avete troppa considerazione per i monopoli. Io no. E… forse è meglio aspettare qualche giorno; quando Herman Goering sarà con noi, potremo chiedergli la sua opinione in proposito”. Adesso furono i due uomini a fissare Nicole a bocca aperta… “In fondo – disse – è stato Goering a fondare la Gestapo”… “Non abbiate paura” disse Nicole. “Sapete qual è il vero fondamento del potere politico? Non le armi o gli eserciti, ma la capacità di fare agli altri ciò che si vuole che facciano. Con ogni mezzo appropriato… e posso convincere anche Herman Goering a fare quello che voglio. Non sarà lui a decidere, sarò io”.»


I simulacri

«Diventare quello che io chiamo – in mancanza di un termine più appropriato – un androide, significa acconsentire a trasformarsi in un mezzo oppure essere oppressi, manipolati e ridotti a un mezzo inconsapevolmente o contro la propria volontà: il risultato non cambia. Ma è impossibile trasformare l’essere umano in androide se quest’essere umano infrange le leggi ogniqualvolta se ne presenti l’occasione. L’androidizzazione richiede obbedienza. E, soprattutto, prevedibilità.»

Se vi pare questo mondo sia brutto

Nota

La produzione dickiana, principalmente di stampo fantascientifico ma non solo, abbraccia numerosi campi della conoscenza umana: dalla crisi della democrazia americana agli sviluppo della società del controllo, ai dubbi sulle politiche del New Deal e del suo seguito, alle percezioni derivate dall’abuso di droghe e farmaci, fino alle grandi tematiche religiose. La sua opera, soprattutto nelle più sofisticate e forse riuscite elucubrazioni politiche o sociali, è fortemente compromessa con gli intermezzi delle sue vicende personali e con gli influssi, benevoli o malvagi, proletari o borghesi, ribelli o accondiscendenti, delle donne che andò ad incontrare nel corso della vita.


«Sua sorella gemella Jane è morta a due mesi. È chiaro che questo ha influenzato la sua vita e la sua opera. Lui parlava spesso di lei. Jenny era divenuta la sua ossessione nel corso degli anni. È senza dubbio per questo che, spesso, nei suoi romanzi, compare il tema dell'ubiquità... io stessa, ho dei gemelli, Lucas e Dilan. Nella famiglia, sembra che noi abbiamo questa disposizione.»


Intervista alla figlia Isa tratta da Le Figaro del 22/10/2007 (traduzione a cura di Asterischi)


«Avevo dodici anni quando lessi la mia prima rivista di SF… Si chiamava Stirring Science Stories e pubblicò, credo, solo quattro numeri. L’editore era Don Wollheim, che in seguito avrebbe comprato il mio primo racconto .Mi imbattei nella rivista quasi per caso; stavo cercando, in realtà, Popular Science. Ne fui colpito. Racconti scientifici? Di colpo, vi riconobbi la magia che avevo trovato nei libri di Oz, non più, però associata alle bacchette magiche, bensì alla scienza.»


Philip K. Dick, Mutazioni: scritti filosofici, autobiografici e letterari

«Comprarono a credito una casa scalcinata nella parte bassa di Berkeley. Il tetto cadeva a pezzi, la tinteggiatura si scrostava e, nel periodo delle grandi piogge invernali, bisognava mettere delle bacinelle un po’ dappertutto per evitare le inondazioni. Né Phil né Cleo pensarono a fare delle riparazioni, uno per negligenza, perché spendeva la maggior parte del denaro per comprare dischi e del suo tempo libero per ascoltarli, l’altra per una scelta deliberata a favore della vita disordinata e libera e di tutto ciò che si contrapponeva al modo di vita borghese.»


Emmanuel Carrère, Io sono vivo, voi siete morti, Un viaggio nella mente di Philip K. Dick

«Philip K. Dick non ha studiato filosofia all’Università. Non ha neanche scritto libri di argomento filosofico, nel senso che non si è mai occupato di ontologia, di morale, di metafisica o di altri saperi filosofici con le modalità e i linguaggio propri della discussione filosofica contemporanea… sembra quasi che Dick non abbia la pazienza di esaminare concetti astratti, di rilevare le contraddizioni, di giustificare o difendere le proprie conclusioni dalle critiche e dalle confutazioni di cui sono passibili. La sola, costante preoccupazione è quella di dare forma alla propria “visione” del mondo. Le domande che agitano la sua coscienza di uomo e di scrittore, queste sì, sono autenticamente filosofiche.»


Chiappetti Fabrizio, Visioni dal futuro Il caso di Philip K. Dick

«…non solo il nostro mondo si è dickizzato. Ma forse un giorno le profezie intrinseche alla critica del capitalismo e le visioni del più noto autore di fantascienza coincideranno, visto che hanno già molto in comune.»


Tommaso Pincio Incontri ravvicinati tra Philip Dick e Karl Marx, pubblicato su “il manifesto” del 30/12/2006

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